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Il rapporto esclusivo, intenso, correlato alle emozioni, funge da spazio sacro, area transizionale,  cioè un’area a metà strada tra realtà e magia, perciò può essere d’aiuto nei momenti di difficoltà  e ci può aiutare nel progredire verso un migliore equilibrio e soddisfazione personale.

La possibilità di mostrarsi così come siamo all’altro e di venir amati per questo, senza il timore di venire giudicati o feriti, nutre la nostra anima e il nostro corpo, portandoci a riconoscere pienamente la nostra individuale bellezza. 

L’intimità ha le sue fasi e i suoi momenti e cresce con il maturare della coppia attraverso la gioia, l’impegno e un senso di reciproco supporto. 

Con il tempo l’euforia dell’innamoramento lascia il posto ad un’autentica conoscenza dell’altro e questo determina un livello diverso di intimità e di conoscenza profonda in cui si sviluppano emozioni come l’affetto, l’empatia, la generosità e la cura reciproca.
La comunicazione è fondamentale perché permette l’ascolto, la sincerità e la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di considerare il suo punto di vista. 

L’intimità raggiunge la sua piena espressione nel momento in cui tutte le barriere cadono e questa libertà di espressione crea un senso di sicurezza, capace di rinforzare interiormente entrambi i partner. 

Questo spazio di unione, è lo spazio sacro della creatività: solo sentendoci accettati ed accolti riusciamo a lasciarsi fecondare e trasformare. La generosità amorosa consiste nella libertà e nel crescere e, l’oggetto d’amore, investito di significati e di energia, si sente aprire ad infinite possibilità di metamorfosi, ad un processo di ampliamento della personalità.

 

Nonostante la relazione sia l’avventura umana per eccellenza, la capacità di entrare in relazione con le persone non ci è data, ma rappresenta una conquista ed è necessario un faticoso cambiamento autoconoscitivo per poter fondare legami significativi. Attraverso l’attenzione amorosa riusciamo a comprendere il senso nascosto delle cose ed è per questo motivo che, quando si vive l’innamoramento, si scopre un nuovo volto del mondo e la bellezza del creato si svela all’improvviso sotto una luce inaspettata.

 

L’incontro costituisce l’unico luogo deputato a risvegliare sentimenti congelati dalle memorie del nostro più antico passato. Infatti, se la mancanza di un abbraccio ha ferito gravemente il corso del nostro destino, sarà solo un abbraccio altrettanto significativo ad avere il potere di scardinare un assetto psicologico cristallizzato e a riportarci la vitalità e senso di benessere.

La relazione si configura come possibilità di una nuova modalità conoscitiva del mondo e sviluppo di una grande forza per l’individuo, così può prodursi quel processo di trasformazione psicologica necessario alla guarigione psichica. 

Solo la possibilità di rivivere, all’interno di una relazione attuale sana, il nostro sviluppo, elaborandone gli aspetti negativi e abbandonarsi con fiducia al rapporto stesso, potrà fornire gli strumenti per aprirsi ad una trasformazione positiva. 

Ecco la veridicità dell’incontro, che fiabe e miti ci trasmettono, il topos dell’eroe che, allo stremo delle forze, incontra un personaggio benefattore, una figura-guida, un compagno di viaggio, la cui sola presenza aiuta a ristabilire fiducia e a ripristinare un contatto con le immagini perdute di un’infanzia tradita, quelle immagini negate in cui risiede il senso della propria storia.

Amore e amicizia rappresentano entrambi porte di accesso privilegiato per entrare nel regno della trasformazione psicologica. 

L’importanza del rapporto intimo viene esemplificato da un metodo di cura importante per bambini autistici denominato “holding”  (dall’inglese “to hold” che significa trattenere). I bambini autistici rifiutano ogni rapporto con gli esseri umani, creano tra sé e gli altri dei muri invalicabili, abbattono la comunicazione verbale, ogni contatto del corpo o dello sguardo e vivono nell’isolamento più totale. Questa tecnica terapeutica consiste nel chiedere alla madre di trattenere il figlio fortemente abbracciato a sé: inizialmente il bambino tenterà di sottrarsi ma la madre dovrà comunque sforzarsi di continuare ad abbracciarlo. Dopo qualche tempo, il bambino finisce con il rivolgere lo sguardo verso gli occhi materni, poi inizierà ad esplorare il suo volto, a toccarlo e a lasciarsi a sua volta toccare.

 

Un rapporto di fiducia e sicurezza è anche quello che si crea con il terapeuta, nel setting analitico. 

L’alleanza tra paziente e terapeuta permette al primo di abbandonarsi ad esperienze profonde senza sentire il pericolo di essere dominato da elementi vissuti come irrazionali. Sente cioè che, quale sia la situazione che dovrà affrontare, l’analista sarà in grado di proteggerlo. Il legame analitico ha dunque una funzione nutritiva e protettiva, come un ritornare ad essere protetti dall’abbraccio materno: se il paziente si fida e si affida, può raggiungere dei livelli di profondità che rendono possibile il recupero della dimensione creativa.

Oltre alla teoria psicologica presa di riferimento e alle tecniche utilizzate, un grande motore propulsivo della psicoterapia deriva proprio dall’abbandonarsi nella fiducia dell’altro: compito del terapeuta è quello di farsi crogiolo, contenitore sacro e rispettoso delle forze, dei desideri, delle angosce e delle paure del paziente, tramite una calda relazione.

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La Relazione come crescita

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